martedì 9 febbraio 2016

Un mese...di corsa (se così si può dire...)

Ebbene sì, mi ritrovo a scrivere ad un mese dall'ultimo post.
Tantissimo tempo.
Mi sono trovata a chiedermi come ho impiegato, quindi, il tempo passato a non curarmi del mio buon proposito di esprimere qualcosa di positivo nel mondo, seppur virtuale, del web.
La risposta è arrivata quasi come un flash nella  mia mente: "Sono stata di corsa, troppo di corsa!".
Mi sono messa ad analizzare questa frase, che nel frattempo si era fissata nella mia testa.
Da subito mi è stato chiaro che il senso non era quello letterale. Avrei auspicato fosse così: tra poco arriverà la primavera - penso - stagione di competizioni podistiche, gite e ricognizioni archeologiche ed io mi sento in forma, sì e no, come un bradipo.
"Deve trattarsi di corsa in senso figurato", mi sono detta.
Di nuovo, però, l'immagine ed il significato verso cui il mio pensiero tentava di condurmi non coincidevano. L'idea di corsa evoca in me la figura di uno sforzo che tende ad un obiettivo rispetto al quale le distanze si accorciano. Ciò che mi pareva quanto di più distante da ciò che avrei voluto realmente esprimere.
Poi ho capito.
Ciò che ha caratterizzato il mio agire delle scorse settimane sono stati un'incredibile velocità - questa sì, caratteristica della corsa - nel susseguirsi degli eventi, unita alla sensazione di avere il fiato sempre più corto, preso tra un movimento ed un altro; sensazione, questa, che si sperimenta correndo, quando manca l'allenamento o quando il percorso proprio non risulta entusiasmante. Era mancato, però, l'obiettivo cui tendere.
La risposta giusta alla mia domanda su come avevo impiegato quel tempo, quindi, è diventata: "Sono stata frenetica, troppo frenetica!".
Cosa mi rimane di tutto questo?
La consapevolezza che aver chiaro l'obiettivo è la spinta più grande del nostro avanzare e che le parole vanno usate con cura, perchè non sempre sono davvero fedeli alla realtà che vorrebbero rappresentare.
Riprendo, quindi, il cammino, ora che la direzione è tornata chiara ed i passi hanno nuovo vigore!

Buon viaggio e ad maiora!

Torino, 9/2/2016

Vero Ve







2 commenti:

  1. Leggendo il tuo post mi sono tornate in mente le parole di un romanzo di Kundera: “La Lentezza”. Lo sai… io procedo sempre per associazione di idee. E di immagini. Te le lascio qui di seguito, insieme al consiglio di prenderti un po’ di tempo e leggere tutto il libro… lentamente :)

    […] l’uomo curvo sulla sua motocicletta è tutto concentrato sull’attimo presente del suo volo; egli si aggrappa ad un frammento di tempo scisso dal passato come dal futuro; si è sottratto alla continuità del tempo; è fuori del tempo - in altre parole, è in uno stato di estasi. in tale stato non sa niente della sua età, niente di sua moglie, niente dei suoi figli, niente dei suoi guai, e di conseguenza non ha paura, poiché l’origine della paura è nel futuro, e chi si è affrancato dal futuro non ha più nulla da temere.
    La velocità è la forma di estasi che la rivoluzione tecnologica ha regalato all’uomo. A differenza del motociclista, l’uomo che corre a piedi è sempre presente al proprio corpo, costretto com’è a pensare continuamente alle vesciche, all’affanno; quando corre avverte il proprio peso e la propria età, ed è più che mai consapevole di se stesso e del tempo della sua vita. Ma quando l’uomo delega il potere di produrre velocità a una macchina, allora tutto cambia: il suo corpo è fuori gioco, e la velocità a cui si abbandona è incorporea, immateriale – velocità pura in sé e per sé, velocità-estasi.

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    1. Carissima Laura...
      Già solo questa citazione rivela una grande pregnanza di contenuti del libro. Non ti nascondo che l'immagine dei due uomini che hai evocato con le parole di Kundera, il motociclista ed il corridore, mi è rimasta come un sottofondo.
      Con la lentezza che merita, seguirò il suggerimento letterario e...non solo e racconterò su queste pagine il seguito.
      Grazie!

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