venerdì 23 dicembre 2016

Un racconto di Natale

C'era un tempo in cui il Natale lo aspettavo davvero, almeno da metà novembre.
Iniziavo scrivendo la letterina per Babbo Natale, con cura la imbustavo e cominciavo a sperare.
I regali? Non erano un problema. Quelli da ricevere li avrebbe portati lui, gli altri si confezionavano a scuola in una sorta di tempo sospeso, in cui le lezioni si svolgevano quasi senza che me ne accorgessi, travestite, com'erano, da preparativi per le Feste.

Dopo, è venuto il tempo in cui aspettavo il Capodanno. Il Natale, in quel periodo, sembrava un'inutile perdita di tempo con i parenti tra l'appello invernale ed il festeggiamento con gli amici.

E' arrivato, poi - ed è quello presente - il tempo...in cui non c'era più tempo: nè per l'attesa del Natale (scoprire all'alba del 23 dicembre, che sì, caspita! anche quest'anno ci siamo!), nè per i regali (un'impresa acquistarli, figuriamoci confezionarli!), per organizzare le cene con gli amici (al suono del ritornello "maquindiquandocivediamopergliauguri?"), per godersi la festa (no, grazie, non mi fermo a cena per finire la frutta secca e continuare a giocare a carte, domani lavoro...).

Sarei, però, ingiusta a dire che questo tempo sia il peggiore di tutti, perchè insieme alla frenesia è arrivata una certa consapevolezza. Di quale grande valore abbia il tempo, anzitutto. Di quanto esso assuma dimensioni diverse, delle quali ci accorgiamo solo una volta che è trascorso, trasformandosi da tempo in spazio nella nostra memoria: l'istante del sorriso di chi incontriamo in occasione del Natale dopo tanto tempo (amico, parente o semplice conoscente), infatti, occuperà nei nostri ricordi un posto più ampio di quello tenuto dalle ore di coda alla cassa dei negozi, in auto per la città impazzita...
Non solo.
Non saprei dire se sia o meno un regalo di coda da parte di Babbo Natale (devo ammettere che ultimamente non scrivo più letterine colorate, ma raccomandate, che però a lui non invio: non mi sembra carino nè educato...). Dopo moltissimo tempo, ho la voglia e l'entusiasmo di progetti nuovi. Nuove idee per la mia quotidianità e non solo, il piacere di pensare e di pensarmi in modo anche diverso da come ho fatto sinora.
Non sarà molto, direte voi. Può darsi. Ma la sensazione è davvero bella, tanto che se chiudo gli occhi mi sembra di essere, ancora una volta, quella bambina in trepidante attesa, piena di speranza in un tempo sospeso e carico di novità.

Auguro a me e a voi di vivere questi giorni di Natale insieme al bambino che eravamo, parlargli, chiedergli se è contento di quello che siamo diventati ed ascoltare i suoi consigli...quelli, sì, un regalo davvero prezioso.

Buon Natale, buon viaggio e ad maiora!

Torino, 23/12/16

Vero Ve






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